viernes, 29 de marzo de 2024
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Dal 12 al 15 novembre l’Assemblea generale del Consiglio permanente della Cei approverà la terza edizione italiana del Messale Romano

Roma (Mercoledì, 14-11.2018, Gaudium Press) Un evento di straordinaria importanza per tutti i cattolici del mondo sta avvenendo in questi giorni a Roma. Infatti il Consiglio permanente della Cei dal 12 al 15 novembre è riunito in Assemblea generale straordinaria per approvare la terza edizione del Messale Romano.

Nel comunicato finale si può evincere un’ampia e definitiva apertura al cosiddetto ‘spirito conciliare’, infatti possiamo leggere che nelle intenzioni dei vescovi la nuova edizione del Messale Romano costituisce «l’opportunità per una formazione capillare, che riconsegni la ricchezza e l’irrevocabilità della riforma liturgica e i suoi punti essenziali: centralità della Parola di Dio, della Pasqua e della stessa assemblea. Ne consegue la necessità di rieducarsi a un’arte celebrativa, non soltanto evitando protagonismi o forme tradizionalistiche, ma promuovendo un’ampia ministerialità: sacerdote, lettore, animatore, cantore… si ritrovano unicamente nell’orizzonte del servizio».

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Qualificare in questa direzione la celebrazione, prosegue la nota, «significa aiutare il popolo a intuire la bellezza dell’opera di Dio e a vivere la liturgia come trasfigurazione della propria umanità». A partire da queste linee, il Consiglio permanente ha convenuto sull’importanza di un testo che accompagni la pubblicazione della terza edizione italiana del Messale Romano.

A tal proposito è intervenuto con un comunicato l’autorevole liturgista Mons. Nicola Bux, Docente della Facoltà Teologica e consultore in passato delle Congregazioni per la Dottrina della Fede e per le Cause dei Santi e consulente della rivista teologica internazionale «Communio». E’ stato nominato da Benedetto XVI consultore dell’Ufficio delle Celebrazioni liturgiche del Sommo Pontefice. Il comunicato in questione è stato pubblicato dal sito ‘Ecclesia Mater’ di cui ne riportiamo un estratto.

Afferma Mons. Bux:

Per partecipare, e potremmo dire per comprendere ancor prima, in effetti, la Sacra Liturgia – dove l’attributo «sacra» indica la presenza divina – è necessario aver chiaro che il culto reso a Dio mette a tacere l’ego, al fine di raggiungere la Verità in esso racchiusa. Gli orientali tale aspetto lo comprendono assai bene. Per questo sono stati attenti a non cadere nella tentazione di cambiare continuamente i libri liturgici. […] ci si domanda se sia necessario apportare ulteriori cambiamenti ai testi del Messale romano nella prossima edizione italiana. Da quello che si sa, è stata adottata la politica dei «due pesi due misure»: cambiamento della prima frase del Gloria, per essere fedeli al testo lucano, e non cambiamento del celebre pro multis (che si dovrebbe rendere «per molti») della formula consacratoria, che, invece, rimarrà «per tutti» in omaggio all’ideologia inclusivista; per non parlare dell’annunciata variazione della petizione del Pater noster «non ci indurre in tentazione», dove, appunto, non si rimarrà fedeli al testo originale greco e latino. caratteristica fondamentale della liturgia è, infatti, la sua memorabilità. Tale indole dei libri liturgici ha favorito, nei secoli, la memorizzazione, da parte dei fedeli, delle preghiere ivi contenute, consentendo agli stessi di trasmetterle e tramandarle per generazioni, pure in frangenti e contesti di oppressione durante i quali i persecutori procedevano spesso alla requisizione e distruzione dei libri liturgici (si pensi, p. es., al primo editto di persecuzione di Diocleziano del 303 d.C.). Se molte antiche preghiere ci sono state perpetuate, lo dobbiamo proprio a questo fondamentale carattere dei testi della liturgia. Per cui, è deleteria e deplorevole questa smania di cambiamento continuo, che appare sempre più essere un omaggio all’ideologia del provvisorio, della continua evoluzione, dell’usa e getta, ma anche, non lo si esclude, un modo per giustificare la ragion d’essere della creazione di commissioni.

La liturgia, quindi, non diventi e non sia un terreno di scontro ideologico, al fine di imporre ai fedeli i propri punti di vista ed i convincimenti dominanti in un certo momento storico!

Ci sentiamo di rivolgere ai vescovi, quindi, l’invito a considerare tutto questo al fine di non causare ulteriori tensioni e divisioni tra i fedeli.

 

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