jueves, 28 de marzo de 2024
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Benedetto XVI riceve gli Araldi del Vangelo

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Roma (Giovedì, 17-01-2019, Gaudium Press) Cadeva la sera in Vaticano il 29 novembre scorso. La bassa temperatura invernale non impediva che l’azzurro del firmamento fosse intenso e discrete nuvole tinte di lilla adornassero l’orizzonte dei palazzi apostolici. Un’atmosfera di serenità contrassegnava l’ambiente mentre si avvicinava il momento in cui Benedetto XVI avrebbe ricevuto due sacerdoti Araldi del Vangelo: Don Alex Barbosa de Brito e Don Antônio Guerra de Oliveira Júnior.

Entrambi dovevano attendere qualche minuto fino a quando Sua Santità avesse concluso il Rosario vicino alla grotta di Lourdes nei giardini pontifici. Nel frattempo, molte impressioni venivano alla loro mente, inframmezzate dall’emozione di comparire a nome di Mons. João Scognamiglio Clá Dias, EP, di fronte a un Papa che molto rappresenta per la Santa Chiesa.

Da un lato grande era la gioia di poter presentare al Santo Padre l’omaggio pieno di affetto del fondatore degli Araldi del Vangelo, a lui legato da una stretta relazione che oseremmo chiamare amicizia. Dall’altro, la visita offriva la possibilità di conoscere personalmente colui al quale tanto dovevamo come istituzione e per cui tanto abbiamo pregato.

Questo era il terzo incontro degli Araldi con Benedetto XVI da quando egli ha dato inizio alla vita di raccoglimento nel Monastero Mater Ecclesiæ. Ora, anche le due udienze precedenti meritano di essere ricordate qui per il loro particolare significato.

Numerose vocazioni e integrità di vita

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Benedetto XVI riceve gli

Araldi del Vangelo il 1-8-2017

Già da molto tempo, il nostro fondatore cullava il desiderio di offrire a
Benedetto XVI un calice liturgico simile a quelli utilizzati dagli
Araldi del Vangelo, affinché il Papa avesse presente le intenzioni della
loro opera nella celebrazione della Santa Messa. La prima delle visite,
fatte dai sacerdoti Ramón Ángel Pereira Veiga e Carlos Javier Werner
Benjumea, è avvenuta il 1° agosto 2017 e aveva come obiettivo la
consegna di questo filiale dono a Sua Santità.

Fin dall’inizio, salutandoli, Benedetto XVI li ha tenuti fermamente per mano, manifestando un’affabile accoglienza, e in seguito si è dilungato ad apprezzare il calice, compiaciuto per il dono, e attento alle spiegazioni che gli venivano date al riguardo. I sacerdoti hanno commentato che lo scopo del dono era di ringraziare per l’approvazione pontificia concessa nel 2009 alle due società di vita apostolica, che lui ha accolto in seno alla Chiesa su ispirazione dello Spirito Santo.1

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Benedetto XVI riceve gli Araldi del Vangelo il 13-4-2018

Questa misura ha inaugurato una nuova fase per tutti i loro membri, che può essere attestata dagli abbondanti frutti che sono seguiti a partire da quell’anno. In tal senso, basta menzionare quanto il vincolo con la Cattedra di San Pietro abbia fatto crescere il numero di attività, case e soprattutto vocazioni in tutte e due le società, oltre a fortificare la famiglia spirituale degli Araldi del Vangelo nel suo insieme.

Mons. Georg Gänswein, la cui simpatia sempre ci accompagna, e che partecipava alla conversazione, è intervenuto in quel momento per rinforzare: «Siete molti, siete un esercito!» Uno dei sacerdoti ha sottolineato quanto questa crescita consenta lo sviluppo di nuovi e dinamici mezzi di evangelizzazione, tra cui le Missioni Mariane, che riportano alla vita parrocchiale molti cattolici che si sono allontanati dalle pratiche religiose, oltre a favorire abbondanti conversioni.

L’integrità di vita degli Araldi è stata un altro aspetto evidenziato nella conversazione, per il suo impatto favorevole nella conquista delle anime a Dio. Allora Sua Santità, con sguardo espressivo, ha esclamato: «Questa è la cosa più importante!»

La privilegiata memoria che sempre ha caratterizzato Benedetto XVI non è venuta meno con il passare degli anni.»Mi ricordo di San Paolo», ha commentato. «Là l’evangelizzazione è carente a causa della proliferazione delle sette». Egli si riferiva all’affollatissima Messa di canonizzazione di Sant’Antonio di Sant’Anna Galvão, il 11 maggio 2007 all’aeroporto paulista Campo de Marte, dove centinaia di araldi avevano collaborato nelle funzioni liturgiche.

Durante quel viaggio in Brasile ci sono stati altri incontri, ma la storica Celebrazione segnata dalla ricettività delle giovani vocazioni si è impressa profondamente nel cuore del Sommo Pontefice. Passato del tempo, nel 2010, egli ha dichiarato nel suo libro-intervista Luce del mondo: «Si vede che il Cristianesimo, in questo momento, sta anche sviluppando una creatività totalmente nuova. In Brasile, per esempio, da un lato si registra una forte crescita delle sette, frequentemente molto equivoche, perché promettono essenzialmente ricchezza e successo esteriore; dall’altro, si assiste anche a grandi rinascimenti cattolici, grandi rinascimenti cattolici, un fiorire dinamico di nuovi movimenti come gli Araldi del Vangelo, giovani pieni di entusiasmo per aver riconosciuto in Cristo il Figlio di Dio e desiderosi di annunciarLo al mondo».2

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Momenti della cerimonia di canonizzazione di Sant’Antonio di Sant’Anna
Galvão,

presieduta da Papa Benedetto XVI a Campo di Marte, San Paolo
(Brasile), il giorno 11-5-2007.

Rinuncia motivata dalla sapienza della Croce

La conversazione si è poi concentrata sul tema delle dimissioni di Benedetto XVI dal Soglio Petrino. Mons. João e tutti i suoi figli volevano ringraziare l’atteggiamento del Santo Padre di rimanere in raccoglimento, soffrendo e pregando per la Chiesa come un modo di testimoniare la sapienza della Croce. Muovere il cuore di Dio, gli hanno detto, è più importante che muovere il cuore degli uomini. Al che egli ha risposto: «Muovere il cuore di Dio è il modo più efficace di muovere il cuore degli uomini».

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Benedetto XVI indica la Croce di Santiago, simbolo degli Araldi del
Vangelo,

durante un’Udienza con Mons. João Scognamiglio Clá Dias, EP, il
26-11-2009

Interessatosi delle dimissioni di Mons. João dalla presidenza degli Araldi del Vangelo e dal generalato della Società di Vita Apostolica Virgo Flos Carmeli, Sua Santità ha voluto informarsi sui motivi che lo hanno portato a prendere questa decisione. I sacerdoti gli hanno ricordato che il nostro fondatore ha anche lui sentito la necessità di toccare il cuore di Dio con una vita di orazione più intensa e, specchiandosi nel gesto coraggioso del Romano Pontefice, ha fatto lo stesso per pregare per la Santa Chiesa, per lui stesso, Benedetto XVI, e per l’opera degli Araldi del Vangelo.

In una lettera diretta al Santo Padre riguardante la sua rinuncia, Mons. João così si esprimeva: «Mi permetta, Vostra Santità, di comunicarvi figlialmente un segreto: vedendovi salire al Soglio Pontificio, la grazia divina già mi faceva intuire che la vostra persona era quella di un uomo provvidenziale per il nostro tempo. È vero che un evento mi ha lasciato perplesso in relazione a questa prospettiva: la rinuncia di Vostra Santità all’esercizio attivo del ministero petrino. Senza comprenderne le ragioni, fui sostenuto dalla fiducia che l’Onnipotenza Divina vi riservava per disegni superiori.

«A quel tempo ero già nel bel mezzo di un’altra grande perplessità: da tre anni ero debilitato da una terribile malattia, che mi ha sottratto considerevolmente le forze fisiche, togliendomi una capacità datami in dono da Maria Santissima per far fiorire il carisma che il suo Divino Sposo mi aveva concesso: il dono della parola. Di conseguenza, sono stato ricompensato da un aumento di un dono superiore: la fede nella vittoria della Santa Chiesa.

«Perciò, seguendo il paterno esempio di Vostra Santità, mi sono visto nella contingenza di rinunciare al comando effettivo della mia fondazione allo scopo di ottenere, in raccoglimento e preghiera, da Dio la perpetuità di quest’opera davanti alle burrasche che si avvicinavano».3

Questa postura, come Mons. João fa notare più avanti nel testo della missiva, presuppone una grande fiducia nelle autorità ecclesiastiche. I sacerdoti hanno spiegato a Benedetto XVI che, essendo stato sempre docile e obbediente alla Sacra Gerarchia, senza desiderare altro se non prestargli una fervente sottomissione, il nostro fondatore sperava da parte sua un’accoglienza materna riguardo all’opera nata dalle sue mani, date le nuove circostanze. Mentre questo veniva trasmesso a lui, il Papa ha spalancato bene gli occhi e ha annuito: «Sì, pregherò. Voi siete molto importanti per la Chiesa».

Un’antica amicizia

Le relazioni tra Benedetto XVI e Mons. João sono sempre state caratterizzate da un alto senso ecclesiale da entrambe le parti, e dal vincolo affettivo che si sviluppa nelle amicizie alla cui origine è Dio stesso.

La condizione di fondatore e padre di un incalcolabile numero di anime ha fatto di Mons. João un discepolo attento al cammino indicato dal Santo Padre, dall’inizio del suo pontificato. Consapevole del fatto che il potere delle chiavi è annoverato tra le prerogative più sacre mai poste da Dio in tutta la creazione e che questo conferisce a chi lo detiene una dignità illimitata, il nostro fondatore si è impegnato a infondere in coloro che erano guidati dai suoi insegnamenti un amore incondizionato per il Vicario di Cristo, unito all’atteggiamento entusiasta per il loro magistero.

A sua volta, Benedetto XVI ha dimostrato nel corso degli anni una consapevolezza chiara dell’autenticità del carisma depositato dalla Provvidenza nell’anima di Mons. João, accompagnata da una ricettività paterna verso tutto ciò che dipendesse dal suo intervento, desiderando che gli Araldi del Vangelo fossero istituzionalizzati in piena conformità ai disegni del fondatore.

Le espressioni di riconoscenza di Mons. João riguardo a questo modo di procedere abbondano nel contatto epistolare tra i due, come nella stessa lettera che tratta della rinuncia: «Ricordo con emozione il vostro passaggio in Brasile, preannuncio del compimento delle promesse di Dio per la gloria della Chiesa in queste terre. E non posso non menzionare un altro momento storico: ricevere dalle vostre mani, portatrici dell’anello di Pietro pescatore, il sigillo dell’opera che Dio mi ha ispirato a fondare, unendola alla Chiesa Celeste».4

Il desiderio di seguire le riflessioni del Sommo Pontefice, di stare con lui e di mettersi ai suoi ordini è un’altra disposizione espressa da Mons. João ripetute volte, come nel concludere la menzionata lettera: «Nella speranza di incontrarci ancora una volta per proclamare, magari insieme, fieri, le parole della Vergine di Fatima: ‘Alla fine, il mio Cuore Immacolato trionferà’, mi metto a vostra disposizione e incondizionato servizio».5

Con la larghezza di vedute propria dei grandi pastori, Benedetto XVI ha conferito a Mons. João, dignità ecclesiastiche come il canonicato della Basilica Papale di Santa Maria Maggiore e la medaglia Pro Ecclesia et Pontifice in riconoscimento dei servizi prestati alla Santa Chiesa.

Tuttavia, i legami di amicizia tra loro, non si limitano soltanto a queste espressioni di molta riconoscenza. Infatti essi sono legati da un’unione profonda, come Mons. João cerca di rendere esplicito nella sua ultima lettera: «Per qualche misterioso motivo – forse Voi lo sapete discernere meglio – mi sento intimamente unito a Vostra Santità nella mia missione e vocazione. Per questo, prego incessantemente per Vostra Santità, perché è come se pregassi in qualche modo per me stesso. Forse il futuro chiarirà meglio questo mio sentimento interiore».6

Doni per il compleanno

La seconda visita si è svolta in occasione del 91° compleanno di Benedetto XVI, dove sarebbe stato ricordato con impegno nelle preghiere di tutta la Chiesa. Gli Araldi del Vangelo hanno voluto esprimere la loro vicinanza e consegnargli un ricordo, confezionando per questa data un busto della Madonna di Fatima come quelli dell’Apostolato dell’Icona Maria Regina dei Cuori, che ogni mese visitano migliaia di famiglie in tutto il mondo.7

La consegna è avvenuta il 13 aprile – pertanto tre giorni prima del compleanno – dopo la solita passeggiata attraverso i giardini del Vaticano, che Benedetto XVI ha fatto quel giorno accompagnato dal fratello, Mons. Georg Ratzinger. Questa volta il privilegio di portarglielo è toccato ai sacerdoti Mario Beccar Varela Amadeo e Carlos Javier Werner Benjumea.

Dopo averli salutati con bontà, Papa Benedetto ha ricevuto l’icona visibilmente toccato dall’invocazione di Fatima e, rivolgendosi a Mons. Gänswein, gli ha detto: «Dobbiamo trovare un posto dove metterla nel nostro appartamento».

Insieme all’icona i sacerdoti hanno regalato una copia dell’opera di Mons. João sul suo maestro e formatore: Plinio Corrêa de Oliveira. Un profeta per i nostri giorni, che riassume l’esistenza, l’operato e la vita mistica del leader cattolico brasiliano. Con un gesto compiaciuto il Papa ha dimostrato di aver presente di chi si trattava, ancor prima che fosse spiegato che Mons. João aveva appreso a essere fedele alla Chiesa grazie al suo esempio e ai suoi insegnamenti.
Allora, Benedetto XVI ha voluto sfogliare il libro. Contemplando una foto del Dr. Plinio mentre proferiva un discorso, uno dei sacerdoti ha commentato che egli era stato presidente dell’Azione Cattolica di San Paolo. «Corrêa de Oliveira, un nome che tutti i Vescovi del Brasile conoscevano bene», ha aggiunto Sua Santità.

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Dr. Plinio,Dr. Plinio parlando durante

il Congresso Eucaristico Nazionale il 6-9-1942.

Alcune pagine più avanti è apparsa una fotografia del Dr. Plinio da piccolo, a quattro anni di età. La limpidezza del suo sguardo innocente ha suscitato l’ammirazione del Papa, che ha esclamato mentre toccava la rispettiva pagina: «Guarda che bel bambino!»

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Dr. Plinio, all’età di quattro anni a Parigi

Giunto ai capitoli finali, dove si tratta dell’ultima malattia e della morte del Dr. Plinio, Benedetto XVI si è trattenuto a guardare la foto che presenta Mons. João mentre conforta il suo maestro sul letto dell’ospedale. Egli ha fissato l’immagine a lungo, prima di passare a osservarne un’altra, del Dr. Plinio ormai deceduto.

Terminato il rapido sguardo dell’opera, Sua Santità ha voluto sfogliarla una seconda volta, prestando particolare attenzione alle illustrazioni.

Prima della benedizione e dei saluti finali, ha consegnato alcune medaglie commemorative come ricordo, dicendo: «Sono molto grato per tutto».

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Dr. Plinio,Dr. Plinio all’Ospedale Oswaldo Cruz, confortato dal suo fedele

discepolo, Mons. João Scognamiglio Clá Dias

Un rosario speciale per Sua Santità

La vita ritirata e scandita dalla contemplazione nel Monastero di Mater Ecclesiæ rende propizia al Santo Padre la vita di preghiera che corrisponde alle sue intime aspirazioni. E pregare, soprattutto nella fase attuale della Storia della Chiesa, significa in particolare recitare il Rosario in onore della Santissima Vergine.

Quando la Madonna ha chiesto a Fatima la pratica quotidiana di questa devozione, metteva in chiaro che era il mezzo privilegiato per gli uomini di rivolgersi a Lei per ottenere i favori di cui hanno bisogno, specialmente quelli relativi ai destini del mondo. Ora le promesse legate al Rosario si applicano in un modo molto speciale al Successore di Pietro, uomo che è chiamato ad un altissimo grado di unione con Maria.

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Rosario offerto da Mons. João a Sua Santità

In una lettera del 26 novembre indirizzata a Benedetto XVI, Mons. João spiega il significato del rosario che aveva voluto mandargli in dono: «Attraverso i miei figli, desidero offrirVi questo rosario tutto bianco, simbolo della misericordia di Dio, perché è Lui che può trasformare il rosso scarlatto nel candore della lana e della neve (cfr. Is 1, 18)».8

Nella stessa missiva Mons. João commentava che la misericordia di Dio si manifesta in innumerevoli maniere, ricordando il modo in cui Santa Teresa del Bambino Gesù la considerava. E concludeva: «Con me, confesso, la misericordia di Dio si è mostrata quest’anno in un altro modo: sono le opportunità che sono sorte di manifestare la mia ammirazione, la mia venerazione, la mia unione con la vostra persona e la vostra missione! Per questo ‘canterò senza fine le grazie del Signore!’ (Sal 89, 2)».9

«Avere il fondatore vivo è un’immagine del Cielo!»

Portando questa lettera insieme al simbolico omaggio, Don Alex Barbosa de Brito e Don Antônio Guerra de Oliveira Júnior si sono presentati in Vaticano per la nuova visita a Papa Benedetto XVI. Egli li ha subito riconosciuti perché erano rivestiti dell’abito proprio degli Araldi e, soltanto dopo, li ha salutati molto soddisfatto.

Immediatamente i sacerdoti hanno consegnato la custodia che conteneva il dono, una piccola scatola di legno, spiegando che era il legno dal cui albero ebbe origine il nome del Brasile. Vedendolo, Benedetto XVI e Mons. Gänswein hanno reagito all’unisono, elogiando la sua bellezza e affermando che si trattava di un tesoro. Tuttavia, è stato chiarito che l’intenzione era quella di offrire qualcosa che, appartenendo alla terra, in qualche modo toccasse il Cielo, essendo destinato a Sua Santità. Al che egli ha sorriso e risposto: «Particolarmente prezioso non tanto per il valore materiale ma soprattutto come dono spirituale».

Gli hanno consegnato in seguito la missiva del nostro fondatore. Mentre apriva la busta, voleva sapere come stava Mons. João. Hanno risposto che stava molto bene, e che pregava tutti i giorni per Sua Santità. Papa Benedetto ha ringraziato due volte e ha aggiunto: «Avere il fondatore vivo è un’immagine del Cielo!»

Quando è giunto il momento di salutare, essi si sono inginocchiati per ricevere la benedizione. Alla ricerca di termini che definissero le impressioni colte durante la visita, uno dei sacerdoti ha commentato: «Stare di fronte a Vostra Santità in un momento come questo è come trovarsi di fronte a un ‘mistero’ nel senso liturgico della parola; di un ‘sacramento’ che dà forza e gioia per andare avanti!»

Benedetto XVI li ascoltava con paterna condiscendenza. Essi hanno chiesto di includere tutti gli Araldi del Vangelo e Mons. João nelle sue preghiere, ed egli ha acconsentito, e, stringendo la mano a entrambi i sacerdoti, ha detto prima di benedirli: «Mi piacciono molto gli Araldi!»

Uniti a Pietro, non c’è nulla da temere

I giorni di incertezza, confusione e abbandono della Fede in cui viviamo richiedono a coloro che si sono posti sotto la bandiera del Supremo Generale degli eserciti del bene una particolare assistenza della grazia per perseverare fino alla fine nella buona battaglia.

Nel mezzo di queste lotte, contare sul sostegno di una persona così legata alla sfera soprannaturale come Benedetto XVI, rinvigorisce la nostra certezza che presso la Vergine Immacolata non c’è nulla da temere. Impetrare, uniti a Pietro, la piena realizzazione dei disegni della Provvidenza su quest’opera è una grande consolazione.

In tal modo, queste incoraggianti parole del Primo Papa ci sono rivolte ancor oggi tramite i suoi Successori: «E poi, secondo la sua promessa, noi aspettiamo nuovi cieli e una terra nuova, nei quali avrà stabile dimora la giustizia». (II Pt 3, 13). Ecco la meta che ci unisce alle speranze di Sua Santità Benedetto XVI: la trasformazione di tutte le cose per mezzo dell’unione tra il Cielo e la terra, che verrà quando il regno di Maria diventerà effettivo sui cuori e sul mondo.

Tuttavia, gli sforzi umani sono insufficienti in se stessi per realizzare i prodigi della grazia che questo cambiamento deve comportare. Sarà possibile solo quando Maria Santissima dirà nuovamente fiat!, e, rispondendo alla sua voce melodiosa e armoniosa, un nuovo regime di grazie si stabilirà sulla Sposa Mistica di Cristo, defluendo dalla sorgente più pura e cristallina: il suo Cuore Immacolato!

Fonte: Rivista Araldi del Vangelo Gennaio – 2019

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1. Il 3 febbraio 2010, Benedetto XVI ha approvato definitivamente gli statuti della Società Clericale di Vita Apostolica Virgo Flos Carmeli e della Società di Vita Apostolica Femminile Regina Virginum. Entrambe sono costituite, rispettivamente, dai membri del ramo sacerdotale e dagli elementi più dinamici del ramo femminile degli Araldi del Vangelo, Associazione Internazionale di Fedeli di Diritto Pontificio eretta il 22 febbraio 2001 dall’ allora Papa Giovanni Paolo II, ora elevato all’onore degli altari.
2. BENEDETTO XVI. Luce del mondo. Il Papa, la Chiesa e i segni dei tempi. Città del Vaticano: LEV, 2010, p.89-90.
3. CLÁ DIAS, EP, João Scognamiglio. Lettera del 29 luglio 2017.
4. Idem, ibidem.
5. Idem, ibidem.
6. CLÁ DIAS, EP, João Scognamiglio. Lettera del 26 novembre 2018.
7. Attualmente questa iniziativa pastorale conta su 39.980 icone che visitano abitazioni, scuole, ospedali, case di riposo, carceri e centri commerciali. Essendo sostenuta dalle preghiere di Papa Benedetto XVI, certamente d’ora in poi crescerà ancor più in numero e fervore.
8. CLÁ DIAS, EP, João Scognamiglio. Lettera del 26 novembre 2018.
9. Idem, ibidem.

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