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"Bisagno" sarà il primo partigiano beato

Redazione (Mercoledì, 31-07-2019, Gaudium Press) «Bisagno» il cui vero nome è Aldo Gastaldi, è stato il primo partigiano italiano e ben presto diventerà beato.

Ad avviare la canonizzazione è stato proprio il cardinal Angelo Bagnasco, si legge nell’editto arcivescovile di «comunicare direttamente o a far pervenire al Tribunale Ecclesiastico Diocesano tutte quelle notizie dalle quali si possano in qualche modo arguire elementi favorevoli o contrari alla fama di santità del Servo di Dio».

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La storia di Bisagno

Bisagno nasce a Granarolo (Genova) nel 1921. Diventa Sottotenente del XV Reggimento Genio di pattuglia a Chiavari, l’8 settembre del 1943, in quel periodo arriva la notizia dell’armistizio, infatti, Bisagno è tra i primi a salire in montagna dove formerà un nucleo partigiano e nel giro di pochi mesi diventa il comandante più amato della resistenza ligure.

Non aveva paura di esporsi nei pericoli, era sempre al servizio di tutti e svolgeva i lavori di guardia più pesanti.

Così facendo, si conquista l’amore e la stima della popolazione.

Diventa un eroe, era un uomo che amava l’onestà, la libertà e la cura del rapporto con gli altri.

Riportiamo uno stralcio, di una lettera che Bisagno scrisse il 21 dicembre 1941 a sua madre: «Io detesto e dispregio nel modo più assoluto tutto ciò che è mondano ed impuro. Credo e penso che tutti coloro che vedono ogni bellezza della vita nel solo piacere materia – le sono dei deboli, degli uomini senza volontà e costretti dalla loro debolezza a seguire la via errata che porta alla tristezza e alla disperazione di avere trascorso così male la loro gioventù, lontani da Dio ed immersi nel mondo del vizio, dell’immorale, del malanno e della rovina della salute del corpo umano».

Continua scrivendo – «Ringraziando la Volontà Divina e ringraziando Te per la ferrea educazione che mi hai infusa, posso oggi giurare di essere stato forte finora e mi prometto di usare tutto il potere della mia volontà per mantenermi inflessibile anche in avvenire».
Era un grande credente ed era temuto dai suoi nemici.

Muore il 21 maggio 1945 a Desenzano del Garda, dopo aver riconsegnato alle famiglie tutti i suoi uomini, cadendo dal tetto della cabina di un camping.

Il suo ultimo gesto di grande generosità fu quello di garantire l’incolumità di alcuni suoi partigiani, ex soldati repubblichini originari del Veneto e della Lombardia, e testimoniare ai concittadini il contributo da loro offerto alla Resistenza. (Rita Sberna)

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