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La storia del piccolo Silvio Dissegna

Redazione (Mercoledì, 06-03-2019, Gaudium Press) Ottavio e Gabriella, questa coppia di sposi il 1 luglio 1967 diventano genitori del piccolo Silvio Dissegna. Sin da piccolissimo, Silvio riceve un educazione cattolica che agli occhi di tutti non passa inosservata proprio per il grande amore che il bimbo dimostrava nei confronti della figura di Gesù.

A scuola era bravissimo, gli piaceva anche giocare a nascondino e a pallavolo, a casa era un figlio modello, obbediente ed educato.

Silvio amava molto scrivere, infatti grazie ai suoi quaderni è possibile leggere ciò che in tenera età il suo cuore esprimeva: «Io sono molto alto, ho i capelli neri e gli occhi castani… Gioco con allegria e se qualcuno si fa male, mi ritiro dal gioco per curarlo… Se incontro qualcuno che chiede l’elemosina, se ho qualcosa, glielo dono con amore… Cerco di essere buono con tutti, ma a volte non ci riesco», «Da grande, farò il maestro, perché mi piace insegnare agli altri» e ancora «Gesù è tanto buono che voglio esserlo anch’io».

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La madre vedendo che al figlio piaceva scrivere, decide compiuti i 10 anni, di regalargli una macchina da scrivere. Il primo messaggio che il bimbo scriverà, sarà proprio dedicato a sua madre: «Ti ringrazio, mamma, perché mi hai messo al mondo, perché mi hai dato la vita, che e tanto bella! Io ho tanta voglia di vivere!».

Purtroppo quella serenità per la famiglia Dissegna, durerà poco perché proprio compiuti 11 anni, Silvio comincio ad avvertire dei forti dolori alla gamba sinistra. Immediatamente viene ricoverato all’ospedale e la diagnosi sarà tremenda: cancro alle ossa.

L’atteggiamento di Silvio è di completo abbandono a Dio, tantè che dice ai genitori di chiamare Don Luigi, per portargli tutti i gironi la comunione.

Iniziano i viaggi a Parigi, per tentare di salvarlo e di curarlo, in quel periodo Silvio inizia ad offrire le sue sofferenze: «Oggi offro le mie sofferenze per il Papa e per la Chiesa», «Oggi, per la conversione dei lontani da Dio», «Oggi, offro perché gli uomini siano fratelli tra loro» e per finire «Soffro, soprattutto per i missionari, affinché Gesù sia conosciuto e amato».

La sua salute andava sempre ad aggravarsi, la cosa straordinaria era che Silvio si ritrovava a consolare gli altri, faceva forza al suo fratellino, ai suoi genitori e ai medici.

Un giorno disse a suo padre testuali parole: «Io sarò felice, solo quando avrò un posto in Paradiso».

Nel 1979 il giovane si aggrava, la gamba sinistra si spezza, iniziano a comparirgli su tutto il corpo le piaghe, perde la vita e, in parte, anche l’udito ma continuava a ripetere: «Voglio ricevere la Comunione tutti i giorni. Io ho bisogno di Gesù, tutti i giorni, che doni tanta forza a me e a voi, mamma e papà». Silvio muore il 24 settembre del 1979 non prima di aver espresso un ultimo desiderio a suo padre: «Papà, vorrei essere conosciuto in tutto il mondo… Papà sarò molto amato!» (Rita Sberna)

 

 

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