Pozzuoli (Lunedì, 22-04-2019, Gaudium Press) Nella nostra società odierna esistono tante ferite da curare fisicamente e spiritualmente, in qualche modo è una società ferita ecco perché nasce «La cittadella dell’inclusione» che si aprirà entro quest’estate grazie alla diocesi di Pozzuoli presso la sede centrale del Centro educativo diocesano «Regina Pacis», a Quarto.
Ecco cosa dice in merito mons. Gennaro Pascarella, vescovo di Pozzuoli: «L’idea della Cittadella dell’inclusione nasce tenendo presente gli Orientamenti pastorali della Chiesa italiana per il decennio che si sta concludendo, dedicati all’educazione. Abbiamo soprattutto puntato ad aiutare tutti i tipi di povertà, non solo attraverso un aiuto materiale».
Continua mons. Pascarella – «L’obiettivo, è far sì che il nostro non sia solo un educare teorico ma concreto, attraverso una formazione spendibile nella vita, avviando, quindi, i giovani anche ad attività concrete. Sarà una Cittadella dell’inclusione che avrà sullo sfondo l’educare in questa accezione più ampia». La scelta, è di operare, con continuità, attraverso un intervento globale: oltre all’elemento fisico del dare da mangiare, c’è l’elemento educativo e anche una risposta alle necessità psicologiche. L’équipe di psicologi aiuterà a prendersi carico della persona nella sua totalità. Il progetto parte perché sono venute a nostra conoscenza delle necessità».
Ah proposito di ferite! In questo periodo si parla tanto di abusi sessuali sui minori, grazie ad alcuni progetti d’intervento, si viene a conoscenza di molte situazioni gravi da risolvere come ad esempio il progetto Integra di cui parla sempre mons. Pascarella: «Adesso ci apriamo ad altre ferite grosse che ci sono, come gli abusi a danno dei minori. Attraverso il progetto Integra veniamo a conoscenza di tanti minori che hanno questo tipo di difficoltà e quindi la Cittadella dell’inclusione nasce anche come una risposta della nostra Chiesa a queste sofferenze». «È un progetto, dunque che non è nato a tavolino, ma che viene fuori dalla vita: abbiamo già individuato persone concrete che inseriremo nei nostri percorsi».
D’altronde si parla tanto di accoglienza ma l’accoglienza va poi accompagnata dall’inclusione in un contesto sociale, culturale e familiare. Dell’accoglienza, Papa Francesco parla tanto durante le sue udienze e angelus, una volta disse anche che «Senza integrazione meglio non accogliere» e per questo «La cittadella dell’inclusione» oltre ad accogliere queste persone ferite cercherà di includerle come dice il nome stesso della struttura.
Concludiamo con queste parole illuminanti di Papa Francesco: «L’incontro con l’altro è anche incontro con Cristo. Ce l’ha detto Lui stesso. È Lui che bussa alla nostra porta affamato, assetato, forestiero, nudo, malato, e carcerato, chiedendo di essere incontrato e assistito. E se avessimo ancora qualche dubbio, ecco la sua parola chiara: «In verità io vi dico: tutto quello che avete fatto a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l’avete fatto a me». (Rita Sberna)
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