Napoli (Giovedì, 15-08-2019, Gaudium Press) Il Corriere della Sera ha parlato di questo sacerdote Don Antonio Loffredo scrivendo: a lui si deve la più riuscita impresa di volontariato sociale di Napoli, e forse d’Italia.
Grazie a lui, una sessantina di ragazzi sono stati tolti dalla strada e frequentano la «Paranza» una cooperativa che ha trasformato le Catacombe di San Gennaro da misterioso e misconosciuto sito in una delle maggiori attrazioni turistiche della città.
Questo ha fatto sì che ci fossero posti di lavoro per i giovani, che senza questa opportunità sarebbero rimasti in strada prendendo cattive abitudini. Le catacombe si avvalgono di centotrentamila visitatori all’anno, il sacerdote racconta al Corriere «Perché decine di migliaia di turisti in giro per il rione tutto l’anno ti spingono a comportarti diversamente, a tenere più pulite le strade, ad aprire un negozio e a concentrarti sul guadagno lecito. Insomma, i miei ragazzi stanno cambiando non solo la loro vita, ma anche la comunità in cui vivono».
Ma Don Antonio non si ferma solo a questo: ha cinque parrocchie e cinque case canoniche, potrebbe affittare le quattro superflue e dare il ricavato in beneficenza.
Oppure come racconta il Corriere, una casa canonica, potrebbe essere utilizzata come foresteria- collegio per i giovani che studiano come musicisti per le orchestre: «Meglio 90 ragazzi che si costruiscono un sogno, lasciando un segno, o 500 euro al mese e l’interesse composto? Che cosa vale di più? Io non ho dubbi» afferma don Antonio.
Continua – «Vennero da me gli educatori di strada, veri e propri cacciatori di giovani problematici, mi dissero: c’è un gruppo che vorrebbe fare la boxe e non trova un posto. Io risposi: il posto ve lo do io, nella mia sacrestia. Però a un patto, che scelgo io gli istruttori. E loro dissero va bene, chi sono? Poliziotti, risposi io. Così adesso guardie e ladri incrociano i guanti e si stringono la mano, così la speranza ha fatto un altro passo avanti. E la speranza, diceva Sant’Agostino, ha due figli: lo sdegno per la realtà delle cose, il coraggio per cambiarla».
Don Antonio è determinato a difendere Napoli e i suoi ragazzi infatti dice al Corriere: «Napoli è una miniera di siti minori, che possono essere trasformati in un affare civile e anche economico, con progetti di comunità. È il nostro petrolio, lasciate che lo tiriamo su con le nostre forze. Ormai abbiamo il know how. I miei ragazzi della «Paranza» sono imprenditori, ce la faranno anche senza di me, tanto io ho un altro datore di lavoro e prima o poi dovrò lasciare. Ma loro hanno imparato, uno è appena stato in Giappone, invitato per tenere una lezione su come si fa. E pensa che erano ragazzi che avevano lasciato la scuola, che vivevano per strada, che si consideravano già persi. Noi siamo dei sognatori, ma sappiamo guardare ai conti. Io sono commercialista nell’anima». (Rita Sberna)
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