Redazione (Venerdì, 06-09-2019, Gaudium Press) Tutti gli anni, nelle giornate del 7 e l’8 settembre, in Sicilia presso il Santuario Maria SS. Del Tindari si festeggia la Madonna Bruna, con la partecipazione di migliaia di fedeli e devoti.
La storia della Madonna Bruna, è legata ad un fatto prodigioso e miracoloso avvenuto tra la fine dell’VIII secolo.
La storia
Si racconta che nella spiaggia di Marinello, durante una tempesta, trovò rifugio una nave di ritorno dall’Oriente che recava con sé un’immagine della Madonna perché fosse sottratta alla persecuzione iconoclasta.
Passata la bufera, la nave non riuscì a salpare e ai marinai non rimase che depositare a terra il carico, pensando che fosse proprio questo ad impedire l’imbarcazione e ripartire. Ma solo quando abbandonarono il simulacro della Madonna, la nave potè ripartire e riprendere il largo.
L’immagine della Madonna così, fu riportata sul colle e posizionata all’interno di una piccola chiesa che in seguito venne ingrandita per ospitare le migliaia di fedeli che giungevano fino a lì, attratti dal simulacro miracoloso.
La Madonna Negra è scolpita su un legno di Cedro, ha in testa una corona di tipo orientale, è seduta ed ha in braccio il Bambino Gesù, che tiene la destra sollevata.
Il simulacro oggi si trova esposto all’interno del Santuario Maria SS. Del Tindari, sopra un trono, sotto l’arco centrale del Sacro Tempio consacrato alla Madonna il 1° maggio 1979.
La festa della Madonna del Tindari
La festa della Madonna del Tindari – Patti, ha inizio nella giornata del 7 settembre con una suggestiva processione che parte la sera e termina il giorno successivo, l’8 settembre, con il Pontificale, nel corso del quale viene donata la lampada votiva che durante tutto l’anno brillerà dinanzi al simulacro della Madonna.
Il programma della festa è pubblicato sul sito www.viviasicilia.com
Preghiera siciliana alla Madonna del Tindari
Beddra Matri du Tunnaru
siti beddra vicinu e luntanu,
Iu vi mannu stu salutu
bedda Matri, datimi aiutu.
Datimi aiutu, cunsigghiu e riparu,
bedda Matri di lu Tunnaru.
E si i grazi nui vulemu
a Maria arricurremu.
E cu cori ludata sia,
di lu Tinnaru Maria.
Si Maria ‘n’avissi u mantu,
fussimu persi tutti quantu,
e cu cori ludata sia,
di lu Tinnaru Maria.
O Maria ri l’Autu Mari,
vinitimi ‘nsonnu chi Vi vogghiu parrari;
sta grazia m’aviti a fari,
‘na chiavi r’oru ‘na porta r’argentu
purtati ‘ntro sonnu ‘u Sacramentu.
S’è si:
‘na tavula apparicchiata,
‘na vigna carricata
e ‘na missa cunsacrata.
S’è no:
acqua currenti,
focu ardenti
e lingua di mala genti. (Rita Sberna)
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