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L’Ostensione della Sacra Cintola a Prato

Redazione (Samedì, 07-09-2019, Gaudium Press) La Sacra Cintola è conosciuta anche come Sacro Cingolo, è la reliquia più preziosa della città di Prato, una cintura di colore verde, munita di piccole nappe ed intessuta di fili d’oro, appartenuta probabilmente alla Vergine Maria.

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Viene custodita nella cappella del Duomo di Prato, e mostrata in pubblico cinque volte l’anno: Natale, Pasqua, primo maggio, 15 agosto e al termine del Corteggio Storico dell’8 settembre.

Nella data dell’8 settembre che coincide con la Natività di Maria, i gruppi in costume attraversano le vie del centro per raggiungere piazza Duomo, dove si incontrano i valori religiosi e laici, rappresentati simbolicamente dalle tre chiavi (due di proprietà del Comune ed una della Diocesi) che aprono lo scrigno contenente la preziosa reliquia.

La celebrazione viene presieduta dal Vescovo, dal pulpito esterno del Duomo, quello rappresenta il momento più emozionante della festa.

Cenni storici della Sacra Cintola

La Sacra Cintola è stata portata dalla Terra Santa da un giovane pratese nel 1141, dopo un avventuroso e faticoso viaggio in mare, alla morte del ragazzo fu consegnata in dono alla città.

Secondo la tradizione, la cintola fu consegnata dalla Madonna a San Tommaso, al momento della sua Assunzione in cielo, che a sua volta la donò ad un sacerdote.

I discendenti del sacerdote se la tramandarono, fino a quando un giovane mercante pratese Michele Dagomari, trovandosi in pellegrinaggio a Gerusalemme si innamorò di una discendente del sacerdote e la ebbe come dono di nozze.

Tornato in Italia nel 1141, il giovane la custodì gelosamente ed in punto di morte la donò alla città di Prato.

I miracoli e le leggende legate alla Sacra Cintola non tardarono ad arrivare. La storia più famosa è quella di Giovanni di ser Laudetto, più conosciuto come Musciattino che trafugò la reliquia nel 1312.

Quando uscì dalla città di Prato, si perse in mezzo alla nebbia, e senza rendersene conto tornò al punto di partenza. Credendo di trovarsi a Pistoia, gridò alle porte della città la seguente frase: «Aprite, aprite Pistoiesi: ho la Cintola de’ Pratesi!».

L’uomo venne catturato e condannato al taglio della mano destra prima di essere giustiziato. Secondo la tradizione, la folla inferocita scagliò l’arto tagliato della mano, verso la chiesa, lasciando su una pietra del Duomo una macchia di sangue a forma di mano. Tale segno è visibile ancora oggi, sulla pietra di marmo dell’angolo in alto a sinistra dello stipite della porta presente sul fianco destro del Duomo. (Rita Sberna)

 

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