Redazione (Lunedì, 09-03-2020, Gaudium Press) «Casa di Andrea» si trova a Gorgonzola alle porte di Milano. All’ingresso della comunità si trova la scritta «Kaire», cioè gioisci e rallegrati! Le prime parole che Dio rivolge agli uomini nei Vangeli.
Kaire deriva dal greco e vuol dire tirati su, non sei solo.
Il referente di «Casa di Andrea» è il sessantunenne Franco Invernizzi, è un sistema di accoglienza per uomini in difficoltà della Fondazione Somaschi composta dalla sede principale, la villetta Kaire e da altri appartamenti per la semiautonomia.
Gli uomini che vengono accolti in casa sono persone che arrivano dalla strada, da situazioni di abbandono e fragilità.
Ci sono uomini che risiedono lì per mesi, alcuni per anni, altri invece rimangono in maniera transitoria solo per fare una doccia o consumare un pasto caldo. Sono tutte persone che hanno problemi socio- economici o provengono da situazioni di sfruttamento.
Franco accoglie questi uomini ormai da 30 anni e dice che sono la sua famiglia: «Fin dalle scuole superiori ho sentito di volermi spendere per gli altri. Ho cominciato come volontario, mentre lavoravo come contabile, poi il mio impegno è diventato anche il mio lavoro», ha dichiarato alla rivista Credere.
A dare svolta alla vita di Franco è stato il convegno diocesano «Farsi prossimo» avvenuto nel 1986 e tenuto dal cardinale Carlo Maria Martini, il tema era la carità: «In parrocchia per due anni ci siamo dedicati alla lettura dei problemi del territorio, registrando un grande bisogno di accoglienza» racconta Franco.
E’ nel 1999 che la comunità prende forma a Gorgonzola, grazie ad un gruppo di amici che si rimbocca le maniche. Quegli anni sono segnati dalla tossicodipendenza che colpiva tanti coetanei di Franco.
Nel 2009 la comunità prende il nome di «Casa di Andrea» ed entra a far parte dei progetti della Fondazione Somaschi mentre Franco comincia a lavorare a tempo pieno.
Dal 1992 ad oggi, hanno varcato la porta della comunità, più di 640 uomini. Franco spiega a Credere: «Offriamo un supporto materiale, certamente, ma soprattutto prossimità: il calore dello stare insieme e la sicurezza di poter affrontare le difficoltà della vita con qualche strumento in più, a partire dal confronto con adulti di riferimento».
Continua Franco «Per operatori e volontari si tratta di un’esperienza estremamente profonda e coinvolgente, che fa riflettere sul senso della vita e degli affetti. Accostarsi al dolore, alla fragilità, alla fatica di tenere fede all’impegno, porta a interrogarsi su se stessi fino a dirsi che – davanti alle situazioni più compromesse – non siamo in grado di fare altro se non stare vicino, fino alla fine, alle persone».
Casa di Andrea attualmente ospita 32 uomini di cui 6 vivono a Kaire. (Rita Sberna)
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