jueves, 21 de noviembre de 2024
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Il sacerdote che salutava gli angeli prima della messa

Redazione (Lunedì, 30-03-2020, Gaudium Press) Don Carlo De Ambrogio è nato il 25 marzo 1921 ad Arsiero, in provincia di Vicenza. Venne ordinato sacerdote nel 1947 nella congregazione salesiana, si laureò nel 1948 in lettere e filosofia, specializzandosi nella lingua greca, ebraica e aramaica.

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Era un sacerdote da una fede viva e coinvolgente, ad ascoltarlo le anime rimanevano per ore perché riusciva a fare entrare in una dimensione ultraterrena e non si poteva ignorarlo.

Aveva l’abitudine di portare con sé la Bibbia di Gerusalemme tascabile in lingua francese e diceva sempre: «il Vangelo è iterativo: si ripete nella nostra vita», grazie a questa forte convinzione, riusciva a riconoscere sia sulle vicende che riguardavano se stesso, sia in quelle che riguardavano gli altri, le risposte di Gesù.

Ha diretto dal 1956 al 1971 la rivista torinese «Meridiano 12», trascorreva ore e ore dentro al confessionale e dirigeva sempre gli esercizi spirituali degli istituti religiosi femminili e dei monasteri di clausura.

Fu lui a dare vita nel 1975 al Movimento ecclesiale, eucaristico e mariano Gam (Gioventù ardente mariana). Con il Concilio Vaticano II, per le sue attività di evangelizzazione e per le sue doti mistiche, venne allontanato dalla congregazione dei salesiani perché era considerato causa di disturbo.

La diocesi di Torino non lo accolse, per questo nel 1977 il Cardinale Corrado Ursi (Arcivescovo di Napoli) lo incardinò.

Don Carlo conosceva bene la realtà degli angeli (sia quelli buoni che quelli infernali) e diceva: «La presenza degli angeli è insostituibile. Sono messaggeri: portano cioè le parole di Dio agli uomini. Quando Dio è lì, ci sono anche loro»

Era sua abitudine, invocare la presenza degli angeli e salutarli prima della Santa Messa, affinchè aiutassero i presenti ad accogliere con fede la Parola di Dio.

L’episodio dei bambini in chiesa

Una volta don Carlo stava tenendo un cenacolo in chiesa con centinaia di ragazzi, e due bambini nei primi banchi, in particolar modo, facevano tanta confusione e chiasso. Il sacerdote tentò di farli smettere richiamandoli dolcemente, ma tuttavia i bambini proseguirono a far chiasso, allora don Carlo rivolgendosi agli angeli di quei bambini, prese parola al microfono e disse: Eh, c’è qualche angelo custode che si è distratto e non s’accorge che il bimbo a lui affidato non è attento».

In quell’istante stesso i due bambini si ricomposero e don Carlo proseguì con il cenacolo.

Don Carlo sentiva tanto la presenza degli angeli e del suo angelo custode nella sua missione evangelizzatrice ma ebbe anche degli episodi di molestia da parte del demonio come d’altronde è avvenuto per molti santi, tra cui don Bosco.

Diceva sempre: «il demonio ce l’ha a morte, se potesse ci distruggerebbe. Ma non può», oppure: «Non dobbiamo stupirci di essere continuamente attaccati da satana, di dover continuamente lottare: il Regno di Dio confina direttamente con il regno di satana, non c’è zona neutra in mezzo. Perciò «Vita hominis, militia est» (la vita dell’uomo sulla terra è una battaglia). Non dobbiamo sgomentarci: abbiamo una Condottiera fortissima, che è anche la nostra dolcissima Mamma«. (Rita Sberna)

 

 

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