viernes, 22 de noviembre de 2024
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Fondamentalismo religioso? Non è quello che pensa Ratzinger…

Redazione (Lunedì, 20-08-2018, Gaudium Press) Considerando la crisi religiosa e la confusione di dottrine che imperano nel mondo attuale, di tanto in tanto, coloro che cercano di vivere la loro fede radicati in Cristo e nella sua Chiesa, sono ingiustamente etichettati come fondamentalisti. Presentiamo, dunque, come spunto di riflessione alcune considerazioni del Papa emerito Benedetto XVI, pronunciate nell’omelia della Messa Pro Eligendo Romano Pontifice, il 18 aprile 2005, subito dopo la scomparsa di San Giovanni Paolo II.

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In questa occasione, l’allora cardinale Ratzinger disse che c’è una «misura della pienezza di Cristo», che siamo chiamati a ottenere per essere realmente adulti nella fede, e che si traduce in una maturità, perché non dobbiamo «rimanere fanciulli nel possesso di questa virtù. E ha aggiunto: «E in che cosa consiste l’essere fanciulli nella fede? Risponde San Paolo: significa essere «sballottati dalle onde e portati qua e là da qualsiasi vento di dottrina…(Ef 4,14)».

Nella stessa omelia, il futuro Papa Benedetto XVI dimostrò la sua asserzione:

Quanti venti di dottrina abbiamo conosciuto in questi ultimi decenni, quante correnti ideologiche, quante mode del pensiero… La piccola barca del pensiero di molti cristiani è stata non di rado agitata da queste onde – gettata da un estremo all’altro: dal marxismo al liberalismo, fino al libertinismo; dal collettivismo all’individualismo radicale; dall’ateismo ad un vago misticismo religioso; dall’agnosticismo al sincretismo e così via. Ogni giorno nascono nuove sette e si realizza quanto dice San Paolo sull’inganno degli uomini, sull’astuzia che tende a trarre nell’errore (cfr Ef 4, 14). Avere una fede chiara, secondo il Credo della Chiesa, viene spesso etichettato come fondamentalismo.

Al tempo stesso, con molta perspicacia rivelò la filosofia che porta alcuni a proferire questa classificazione peggiorativa:

Mentre il relativismo, cioè il lasciarsi portare «qua e là da qualsiasi vento di dottrina», appare come l’unico atteggiamento all’altezza dei tempi odierni. Si va costituendo una dittatura del relativismo che non riconosce nulla come definitivo e che lascia come ultima misura solo il proprio io e le sue voglie.

Ora, quale sarà la misura definitiva che un cristiano deve utilizzare per distinguere la Verità dall’errore, specialmente quando si imbatte in questa dittatura del relativismo che qualifica come fondamentalisti coloro che possiedono una fede chiara, conforme al Credo della Chiesa? Colui che sarebbe stato il successore di Giovanni Paolo II prosegue:

Noi, invece, abbiamo un’altra misura: il Figlio di Dio, il vero uomo. É lui la misura del vero umanesimo. «Adulta» non è una fede che segue le onde della moda e l’ultima novità; adulta e matura è una fede profondamente radicata nell’amicizia con Cristo. É quest’amicizia che ci apre a tutto ciò che è buono e ci dona il criterio per discernere tra vero e falso, tra inganno e verità. Questa fede adulta dobbiamo maturare, a questa fede dobbiamo guidare il gregge di Cristo. Ed è questa fede – solo la fede – che crea unità e si realizza nella carità.

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Teniamo presente queste sagge considerazioni, poiché, in senso opposto alla «dittatura del relativismo», c’è l’esigenza per ogni cattolico di avere le «fondamenta» della sua casa poggiate su una roccia sicura e protetta: la Santa Chiesa Cattolica. A Lei, come insegna la Costituzione Dei verbum del Concilio Vaticano II, è stato affidato «un solo sacro deposito della parola di Dio», costituito dalla «Sacra Tradizione e dalla Sacra Scrittura» (DV 10). L’incarico di interpretarle autenticamente «è affidato al solo magistero vivo della Chiesa, la cui autorità è esercitata nel nome di Gesù Cristo. Il quale magistero però non è superiore alla parola di Dio ma la serve, insegnando soltanto ciò che è stato trasmesso» (DV 10). In questa unità che lo Spirito Santo ha stabilito tra la Sacra Tradizione, la Sacra Scrittura e il Magistero della Chiesa, esiste una reciprocità tale che queste realtà non possono sussistere in modo indipendente (Cfr. DV 10).

In sintesi: le verità della Fede cattolica non possono essere trasmesse nel corso dei secoli nella loro integrità e nella loro purezza apostolica senza questi tre sostegni. Altrimenti, la casa cade come nella parabola del Vangelo (Lc 6,: 49).

Terra senza fondamenta o sabbie mobili non sono buone per costruire. I relativisti lo sapranno?

José Manuel Jiménez

(Dottore in Diritto Canonico presso l’Angelicum, Roma)

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Link: http://www.vatican.va/gpII/documents/homily-pro-eligendopontifice_20050418_it.html
 

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